giovedì 11 dicembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = NADIA CHIAVERINI


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Nadia Chiaverini: “Impronte, frammenti e altri segni” – Ed. puntoacapo – 2025 – pag. 92 - € 12,00
La metafora, molto sostenuta in queste pagine, riesce a trattenere le infinite sospensioni che il pensiero realizza nel quotidiano, fra il dubbio filosofico ed il costante progredire della realtà.
“Anche una carezza può far male/ a chi è nudo senza pelle/ un soffio è cartavetra che squama/ niente è abbastanza niente è sufficiente/ non è un sangue che si vede/ sorrisi stirati i malori nelle membra rigide/ atrofia d’organi i respiri lenti…”
Inesorabilmente affondiamo nell’incertezza, come un abbandono involontario che si realizza in silenzio “proprio come un calzino/ quando cade dal terrazzo/ senza rumore/ respiro lento”. Ed il gioco delle parole ha un’acutezza di connessioni tra accadimenti casuali, senza precisi riferimenti e profondità del sentire, trafugate a inquietudini dell’anima ed arcani proibiti.
Le modulazioni del tracciato si intrecciano nei vai capitoli della silloge: “Macelleria dell’amore”, “Confronti”, “Mai ho raccolto fiori per mia madre”, “Omaggi”, “Cadono le foglie”, “Il coraggio dei papaveri”, “Verità e menzogna”, tutti inanellati in una specie di racconto che accosta l’affetto di figlia provato da un rapporto falsato alle esperienze di un vissuto sempre inestricabile. Si alternano composizioni delicatamente dedicate a Raymond Carver, Antonia Pozzi, Eugenio Montale, a momenti di intimità riaccesa dalla memoria: “Altra traccia altra memoria, lo sguardo di mio padre/ ogni giorno più opaco e sempre più vuoto. / Chissà chi volerà prima..” quasi a suggellare bagliori nell’oscurità di un corrodersi del tempo.
La delicatezza del simbolo è per la poetessa immersione colorata nella natura che circonda: “Mi commuove il silenzio delle rose/ la danza sinuosa che ascolta/ il fiorire del seme/ attesa che si schiude/ rivelazione aurorale.”
“Quanto può una singola vita soggettiva entrare a pieno titolo in un testo poetico? – scrive Gabriella Musetti in prefazione -Domanda non semplice e già posta innumerevoli volte in letteratura, con differenti ipotesi e indicazioni a fornire una risposta adeguata. Sappiamo bene che mai l’io scrivente riveste in modo esatto gli abiti dell’autore reale, chiunque sia. In questa distanza, anche minima o sottilmente adombrata, abita la creazione.”
Il pensiero giostra con abilità tra sospensioni che sembrano aperture e sguardi che indagano, un ricamo tra illusioni caleidoscopiche e sussurri del sub conscio.
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ANTONIO SPAGNUOLO

martedì 9 dicembre 2025

RIVISTA = FERMENTI


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E' in distribuzione il numero 260 (annoLV) della corposa rivista Fermenti, realizzata e diretta da Velio Carratoni
Numero da collezione nelle cui ricchissime pagine firmano Gualberto Alvino,Francesco Muzzioli, Marcello Carlino, Alberto Artosi, Stefano Lanuzza, Andrea Carnevali, Maurizio Nocera, Giovanni Baldaccini, Bernardo Pieri, Vitaldo Conte, Massimo Pamio, Roberto Guerra, Velio Carratoni, Gian Luca Di Stefano, Gemma Forti, Assunta Sànzari Panza, Ariodante Marianni, Antonio Spagnuolo, Italo Scotti, Marco Palladini, Eleonora Bellini, Sergio D'Amaro (con la rubrica policromatica "Miscellania"),Enzo Bacca, Francesca Piga, Francesco Giuliani, Renato Pennisi, Carlo Di Legge, Gualtiero De Santi, Stefano Magni, Gabriella Colletti, Alfredo Camozzi, Crescenzio Sangiglio, Giovanni Fontana.
Molto accattivante l'inserto dedicato alla Fondazione Piazzolla, con i capitoli: Saggistica, Recuperi, Manifestazioni.
All'interno riproduzioni artistiche di V. Conte, G. Fontana, P. Montana, U.L.Ronco
Per contatti: email = ferm99@iol.it /// libroco@libroco.it

venerdì 5 dicembre 2025

POESIA = LIDIA POPA


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"La Fontana Nascosta"
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Nel bel mezzo del giorno
Trovai una fontana nascosta,
dove l’acqua non scorreva,
ma tratteneva in profondità
tutte le voci dei defunti.
=
Toccai il suo specchio
E vidi volti
Che non so più nominare,
ma che mi guardavano
come se fossi
il loro ultimo lettore.
=
Dal silenzio della fontana
Un canto si levò,
non per le orecchie,
ma per il cuore,
come una strada senza fine.
***
"Sonetto della Menzogna"
-
Il male veste il volto della menzogna,
sussurra piano e spegne la memoria,
trasforma in cenere la fede che sogna,
e ruba al cuore il senso della storia.
-
Non è dolore il male che ci affligge,
ché il dolore è via alla resurrezione,
ma è infedeltà che l’anima dirige
lontano dalla vera rivelazione.
-
La menzogna è notte senza stelle,
è voce che tradisce la promessa,
è passo che ci porta tra le celle
di un cuore chiuso, prigioniero e oppresso.

Ma chi rimane fedele al Signore
Vince la notte e ritrova l’amore.
***
"Amore è"
=
Non chiedere al corpo
La prova dell’amore,
ché il corpo arde e si spegne
come torcia nel vento.
-
Chiedi invece al tempo
Se resta accanto,
se intreccia i giorni
con fili di cura.
-
Amore è dimora,
non fame improvvisa.
È il passo che ritorna,
è la voce che veglia
quando il desiderio tace.
=
©️ LIDIA POPA

POESIA = ANTONIO SPAGNUOLO


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“Tempo”
Muoio in silenzio stilla dopo stilla
aspettando che si spenga il bagliore per toccare
il feltro raffinato della ghigliottina.
Non ho più compagni, già spariti,
e la mia solitudine ha il carisma
che sfiora con discrezione tasti dal suono segreto:
sospetto pressante d’un ultimo pensiero
che ha tonfi e distacchi per frugare
equilibri predisposti alla minaccia.
Provavo le figure come gobbe contrarie
per abbindolare il tempo
composto ancora dalle miniature di un cesello
complice involontario delle dimenticanze.
Con te chiuso nel grigio delle nebbie
provo il biglietto d’ingresso alla minima brezza!
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ANTONIO SPAGNUOLO

giovedì 4 dicembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = PASQUALE MESOLELLA


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Pasquale Mesolella: “L’ultimo guerriero” – Ed. Pentalinea – 2025 – pag. 52 -€ 13,00
L’assenza improvvisa corrode inesorabilmente ogni possibilità di ripetizione, e troppo spesso incide negativamente contro ogni ondeggiamento dei sentimenti, intrecciando interstizi di contrarietà e ricucendo gli strappi del caos quotidiano per un frammento colorato di sentimentalismo.
Il lutto è il mantello nero che avvolge ed immobilizza!
Molto più devastante l’onda d’urto quando la Falce Nera colpisce un figlio ancora giovane, di soli trentasei anni, e nel pieno della sua espressione artistica e culturale. Il torrente dei versi che Pasquale Mesolella avvia, in un crescendo di vibrazioni emotive e in un cratere acceso dalla memoria, continuano ad accostare momenti di comunanze artistiche a inesorabili giochi del fato, per raccontare e rivivere alcune occasioni di creatività e riabbracciare nell’ombra dell’eterno la figura dell’erede prematuramente scomparso.
Le poesie raccolte in questa silloge mostrano date differenti, che si avviano dal 2023, quasi a voler disegnare un tragitto di vita e di affetti che hanno modellato il rapporto amoroso, anche prima della catastrofe.
“In questa strada senza fine mi perdo/ come un sonnambulo a tentoni/ con le mani libere/ mi sento senza appigli/ che possano fermare/ le braccia tese.”
Scrive Nicolàs Lopez-Perez in prefazione: “L’ultimo guerriero è un libro che sa delineare gli interstizi di amarezza e dolcezza che un poeta è in grado di identificare con il suo sguardo e la sua passione (intesa come pathos); con il suo corpo e il suo mestiere. Il volume presenta sprazzi di un presente in cui il poeta non è solo: la guerra, la memoria, alcune presenze che rattristano, le complicità inaudite, e altre esistenze che indignano.”
“E sei volato come un’ombra nera/ nel cielo plumbeo di un pomeriggio/ di marzo senza neppure darmi il tempo/ di salutarti, di darti un caldo addio.”
Un racconto infervorato che trasporta in un linguaggio decorosamente forgiato, che conduce a qualcosa di delicato, qualcosa che concorda con la “volubilità delle intemperie/ sulla rotta dell’ignoto, dell’imprecisato”.
Arricchiscono il volume diverse riproduzioni di disegni, serigrafie, fotografie, di Luca Mesolella, e che testimoniano la sua poliedrica capacità creativa.
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ANTONIO SPAGNUOLO

lunedì 1 dicembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = MARTINA GIANNI'


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“Per brevità chiamato amore” di Martina Giannì (Eretica Edizioni, 2025 pp. 60 € 15.00) analizza, con sapiente e intenzionale laconicità, la frammentaria esposizione alla vita intorno alla ricerca tangibile e sensuale dell'identità e al sedimento emotivo, carnale della realtà dell'innamoramento. Martina Giannì indaga la varietà teatrale dell'anima in un palcoscenico di espressioni concesse al gioco delle apparenze, dove gli sguardi si posano lievi sull'amara consapevolezza e oltrepassano gli entusiasmi e gli incanti del cuore, da voce al respiro infinito di ogni tentazione sensibile di essere viva e di accogliere il desiderio, creando un dialogo suggestivo tra le varie voci interiori che animano i suoi versi e compongono l'entità coinvolgente dell'amore. La poesia di Martina Giannì è un territorio privilegiato in cui ogni intensa attrazione verso l'altro risponde a un'estensione seducente della vicinanza, un'oasi naturale dove approdare, un'autentica necessità di lasciarsi andare e cadere tra le braccia di una sensazione, nel confine labile e provvisorio delle atmosfere vissute e sentite. Evoca scenari transitori, allestiti nella fragilità delle relazioni umane, descritti in un linguaggio incisivo, epigrammatico, ma nella brevità e nell'evidenza scultorea dei versi è racchiusa tutta la forza divulgatrice dell'essenza, lucida e fuggevole, di ogni esperienza.
L'autrice rincorre la natura delle proprie vulnerabilità elevandole a motivo di resilienza e di crescita personale, alimenta una nuova intuizione alle parole donando loro uno strumento illuminato per diffondere la percezione affettiva, per scavare la dimensione olfattiva dei luoghi e l'occupazione sensoriale delle persone, per comunicare la contraddizione suscettibile della coscienza e per incoraggiare l'efficacia dei versi come un'ancora di salvezza. Martina Giannì conosce il vuoto dell'assenza, attraversa gli avvertimenti della solitudine, si confronta con l'irresolutezza del nulla e la vibrazione della provvisorietà, rivela una riflessione tagliente e ironica sull'amore, consolida la pungente intesa esistenziale contro le ipocrite consuetudini morali, suggella la sincerità nella connessione fiduciosa di un tempo percorso da fondamenti vivi di nostalgia e malinconia. Sperimenta e consolida il proprio cammino poetico intorno alla conferma di ogni congiuntura favorevole per il viaggio dell'accadere, conforto e sostegno in una successione naturale delle presenze e degli abbandoni, nell'ordine miracoloso del flusso delle stagioni interiori, nel labirintico e spietato incrocio delle illusioni, nell'abbraccio decisivo e languido delle attese perdute. Il libro conserva l'amorevole tenerezza, delicata e inafferrabile sulle cose, custodisce l'acuta e disarmante dichiarazione sulle aspettative affettuose, l'inesorabile e accorata comprensione delle tensioni romantiche, l'inquieta e struggente elegia dei ricordi. Martina Giannì conduce il tragitto bruciante e disilluso delle relazioni verso la rotta realista di ogni spazio bianco, da riempire, nella pagina trafitta da agguati impulsivi e accordi passionali, insegue un richiamo caloroso verso l'assedio rovente del contatto umano, l'oscillazione di uno spirito smanioso che dalla terra riceve la sua linfa empatica e identifica, oltre la disgregazione, la traccia dell'appartenenza. Nell'impalpabile distacco da ogni perfezione, esegue le declinazioni possibili di ogni sequestro emozionale, nella forma diluita e inaspettata del divenire.
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Rita Bompadre
- Centro di Lettura “Arturo Piatti” https://www.facebook.com/centroletturaarturopiatti/
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Testi scelti
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Qualcuno dice
che i sentimenti non sono innati,
nessuno ce li ha mai spiegati. Bisogna insegnare il sentimento:
la cura,
la paura,
il malcontento,
/> quella cosa nel tuo sguardo
che si perde nel vento.
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Voglio essere
una carezza leggera
che scivola lontana,
una dolce parola vana.
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Era bello il cielo
sfregiato dalla tua ombra.
Ci sono cose
che si somigliano
quando si rompono.
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Scrivi una poesia
sulle mie braccia,
leggi ad alta voce,
urlamela in faccia.

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L'amore,
la vita,
il disincanto.
Ho seppellito
i suoi versi
in un solenne pianto.
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Non esiste
condanna peggiore
del disamore
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C'è la nostalgia,
c'è la poesia
a tenermi compagnia. La tua voce
che sfiora le persiane,
il cielo vuoto della sera,
un pezzo di pane.
Aiutami a colmare
i vuoti del cuscino,
ad immaginare
il mio destino.
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Nei luoghi
rimane ogni cosa:
le orme dei passi,
gli odori nell'aria,
il fermo immagine
della tua ultima posa.
Dove ti ho incontrato l'ultima volta
è nata una rosa.
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È nata la terra
sotto i miei piedi,
per camminarti lontano,
per non chiedermi più
chi siamo,
per non cercarti più invano.
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domenica 30 novembre 2025

POESIA = FRANCESCA LO BUE


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"Montagna"
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Il cielo discende.
Sorella neve che ti veli di nebbie e sprofondi nell’abisso sconosciuto,
alla luce vaga di un nugolo di stelle, visione soave di lontananza,
invoca il Padre, il suo Trono gelido.
Padre vento, in un tripudio di cupole,
spingi il cielo a discendere il tuo sedile.
Picchi innevati sorgono da altari di roccia,
rimuovendo pensieri di eternità.
Silenziosi, mi sommergono nel sapore del silenzio.
Immobili, terrorizza la loro potenza,
come i mulinelli del vento bisbigliano leggende
disegnando le impronte di dei preistorici.
Hanno la sublimità di saldezze inesprimibili,
la solitudine della pietra,
il grido straziato che ridesta la speranza.
I vecchi saggi lessero i significati dei sogni,
ruminando profezie in un diletto di infinito e solitudine.
Nella montagna c’è la dignità delle nostre radici,
lo spazio della patria dove nascono ed echeggiano i suoni e i ritmi della lingua.
Cerco nella salita il nettare della luce pura,
la sua duttile fragranza,
il viola etereo dell’aria soave
e il suono armonioso della legge perfetta.
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Sbuca dai cieli dei cieli
la bufera incandescente del Sole del mezzodì.
Ed è grido di gioia,
matura la vita dai petti straziati dei monti,
i frutti della fecondità, la forza dell’alimento.
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Francesca Lo Bue